Per una filosofia dell’amore…

Dicono bene gli inglesi: “falling in love”. In amore si cade, nell’amore si cade – ecco perché amare è anche soffrire, quale caduta non porta con sé il dolore? – e non c’è niente che si possa fare per contrastarlo, perché ogni caduta è improvvisa, imprevedibile. Esattamente come una caduta, l’amore non può essere previsto, può essere solo assecondato, perché assecondare la caduta verso il basso aiuta a farsi meno male. E così come si cade verso il basso, l’amore ti fa sprofondare sempre più giù, nell’anima, fino a percepire l’altro non più come un estraneo o come un lui/lei, ma come la parte più intima del tuo spirito.

 

12 risposte a "Per una filosofia dell’amore…"

  1. Vivendo si impara che l’amore non fa soffrire (se non per cause ad esso esterne). Questa almeno è la mia visione. Quando davvero si ama si sta bene e si vuole far stare bene. Idealmente, due persone che si amano restano diverse e in quella differenza si scopre e si completa “la parte più intima dello spirito” di ciascuna. Ma certo condivido moltissimo il fatto che l’amore ti faccia scendere profondamente nell’anima. Bel pezzo comunque, complimenti (e grazie di aver seguito il mio blog, ricambio con molto piacere!)
    A presto rileggerci 🙂
    Alexandra

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  2. Spesso “cadere” in gergo si dice “fare un volo”. E se applicassimo questa filosofia all’amore?
    Sì, va beh, volare è rischioso, però vuoi mettere quanta poesia in questo termine…?!

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    1. Sì sarebbe una bella interpretazione. Potremmo dire però che una volta fatto il volo, una volta che si vola, la caduta la si deve sempre tenere in considerazione, almeno come mera possibilità. Forse il cadere ed il volare sono due aspetti complementari, non identici, ma sicuramente collegati. Sopratutto l’amore che gode di questa proprietà dell’ambivalenza emotiva mi pare un soggetto adatto ad essere sia un volo sia una caduta.
      E sì, effettivamente volare è più poetico del cadere.

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      1. Sì, putroppo è così. Aggiungo, riflettendo, che la caduta dall’alto è decisamente più dannosa
        Quante immagini mi evoca questo tuo post, quante riflessioni, quanti parallelismi.
        Bello leggerti 🙂
        (PS: certo che hai scelto un nick difficile da ricordare e strano da dire :/ 😂)

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      2. Ho pensato potesse derivare dal greco, ma è passato qualche anno da quando l’ho studiato e nn lo collegavo a ekipirosis. Bello, comunque, strano ma bello.
        Buona serata 🙂

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