Il malato

Non c’è niente di peggio della malattia. Quando senti il tuo corpo come un nemico, come se si rivoltasse contro di te ed ecco comparire: febbre che ti porta in una fornace rovente, che ti trasforma nella fornace stessa, brividi di freddo e sudore gelato che bagna la fronte, la schiena e il petto, il naso arrossato, bruciato eppur costantemente bagnato, secernente muco senza alcuna pausa, come se volesse affogarti e farti annegare dall’interno dei seni nasali, e senti il bisogno di rigettare un polmone ad ogni starnuto, ad ogni colpo di tosse più violento, la gola che ruggisce e graffia se stessa ad ogni deglutire. Il senso di morte che si avvicina lento ma inesorabile. E aspetti. Aspetti tre giorni perché anche tu un po’ convinto che il terzo giorno risorgerai lo sei – ma non funziona così per noi. E ti lasci andare, smetti di curarti, perché adesso si è aggiunta anche la cefalea, che ti blocca, che ti priva dell’equilibrio, che ti priva di ogni lucidità e ti butta giù, giù ancora e sempre più giù, impedendoti di compiere anche le azioni più semplici. Finché non ti addormenti, convinto che domani migliorerai, ma il domani è sempre uguale all’oggi appena passato: ti sveglierai con la gola che brucia perché il muco si è riversato nella trachea durante la notte, non potendo essere espulso, sudato e come se ogni parte del tuo corpo fosse in fiamme.

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