Sotto la pioggia

Cade la pioggia su di me e la sento, la sento scivolare sul mio viso, tra i miei occhi chiusi rivolti verso il cielo, sento i miei piedi quasi galleggiare su un sottile strato d’acqua gelata. La sento bagnarmi e battezzarmi sotto l’egida del nuovo secolo della chimica e delle sue battaglie bio-ecologiche. Sento l’odore dei miei capelli bagnati, non posso non ansimare. Respiro, quasi come se quella pioggia fosse aria che mi riempie i polmoni. La sento troppo, la sento troppo vicina. Sento la pioggia sferzare il mio corpo e lavare via tutta la tristezza che mi porto dietro. È fresca, mi rinfresca — ma solo per poco, appena il tempo prima di iniziare a raggelarmi i muscoli, che irrigidisco, quasi come se dovessi resistere alla pressione che essa esercita su di me. E cade, cade e cade, facendosi sempre più forte. Non smette di colpirmi — questo foglio, strappato al diario sul quale scrivo, è ormai inzuppato d’acqua, pare quasi voglia dirmi di tornare al riparo sotto la tenda.
Stavo per spostarmi, ma ecco che il cielo inizia a minacciarmi — mi minaccia con lampi e tuoni, adirato contro di me, che lo sfido. Lo sfido; ho osato troppo! Ho sfidato la tempesta restando immobile sotto i suoi colpi.
È inusuale, sono inusuale.
Continua a bagnarmi e tuonarmi contro, ma non ho paura, per la prima volta non ho paura: ascolto il suono delle gocce schiantarsi sulla tenda, sul terrazzo, sul grande pino maestoso davanti casa e le foglie che piangono. Forse, forse dovrei piangere anch’io, ma ha già pensato la pioggia a colmare d’acqua le mie guance — questo cielo, questo tempo piange con me e per me.
Chino il capo e apro gli occhi, guardo sul foglio che stringevo fra le mani: rivedo me, me che sono diventato la stessa acqua che mi sta bagnando, me che sto facendo questo: piango su me stesso.
Perché l’ho fatto? Non so dirlo, forse, mi serviva soltanto qualcosa che spezzasse la monotonia della mia giornata — della mia vita; una tempesta.
Torno sotto la tenda, con quegli stessi piedi che ormai sono congelati. Mi siedo, realizzo la mia perfetta follia: scrivo, sto ancora scrivendo. So che cosa significa tutto ciò:

“Torno sotto la tenda” = “Torno alla mia monotonia”.

E poi? E poi una doccia calda, per lavare via la mia follia.

25 risposte a "Sotto la pioggia"

  1. Bellissimo come la follia,guai se mancasse! La monotonia…per qualcuno è una salvezza, una sicurezza.A meno di non avere una vita avventurosa piena di colpi di scena… tutti viviamo la routine…che è una perfida assassina di anime,salvati con un la tua sana follia… Ciao

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