Lui la guardò. Lei aspettava lui, distesa sul letto. Le si avvicinò e fece per baciarla ma, lei, oh sì, lei lentamente allontanò il suo capo. Portò le sue mani sul viso di lui, chiudendogli gli occhi e gli disse: “Non mi guardare, tieni gli occhi chiusi”, poi gli sfilò via i vestiti.
Lui teneva gli occhi chiusi, continuava a tenerli chiusi perché aveva paura — aveva troppa paura che quel momento fosse un sogno e non voleva correre il rischio di svegliarsi, di interrompere quel sogno che diventata passione pura: fuoco sulle loro labbra.
“Ora, puoi guardarmi”. Lui aprì gli occhi e la vide, su di lui. Bellissima, era bellissima. Le sue ciocche scure cadevano sul suo petto e gli procuravano un solletico che, però, non disturbava il loro osservarsi, il loro cullarsi l’uno nelle braccia dell’altro, il loro amarsi.
E si diedero un bacio, no, non un bacio con le labbra, un bacio fatto dall’anima. Un bacio che sembrò fermare il tempo e infuocare ogni angolo della loro bocca. Perché in quel bacio lasciarono la loro dichiarazione d’amore. In quel bacio, lei gli disse: “Se ora mi stringi la mano, io non te la lascio più” e così fece, lui le prese la mano e la strinse forte. Forte. Più forte ancora. Più forte che poteva. E lei non provò alcun dolore, perché non era forza fisica quella che lui stava usando…era la forza di un legame fra due cuori interconnessi — a cosa serve una fede nuziale quando puoi stringerle la mano così forte da essere suo anche quando gli occhi altrui non guardano, anche quando i vostri occhi sono soltanto vostri?
Lei si girò, dandogli la schiena. Lui le morse l’orecchio, poi le baciò il collo, un piccolo morso tra collo e spalla e discese lungo la schiena. Le baciò piano ogni parte della sua schiena. Era sua, completamente sua. E le lasciò un brivido, accarezzandole con un dito, no, sfiorandole con un dito tutto l’arco dorsale fino ai glutei. Lei sussultò. Lui tornò sopra di lei e lei lo baciò sulle labbra. Ma lo morse, lo morse forte.
– “Ahi! mi fai male così”.
– “Sì, è proprio quello che voglio”.
– “Vuoi farmi male?”.
– “No stupido, voglio farti così male, ché poi qualsiasi altra cosa faremo sarà più bella, più intensa, perché non solo farà bene, ma pulirà via il dolore”.
– “Ma vuoi fare la filosofa proprio ora?”.
– “Stupidooo, ti sto solo…”.
– “Mi stai solo?”.
– “Amando. Ti sto solo amando”.
Lui non rispose, era ancora sopra di lei e lei ancora gli dava la schiena, mentre gli accarezzava la nuca. Le loro bocche erano di nuovo già pronte a baciarsi, ma lei non voleva un bacio. Voleva di più. Voleva una dichiarazione — e la voleva di più, voleva da lui una dichiarazione più forte della sua, fatta non di parole, ma di azioni, voleva amore. Voleva amore e lo voleva subito. Voleva il suo amore.
E lui glielo diede, il suo amore. Con una semplicità che lei non si sarebbe mai aspettata. La prese per i fianchi, la girò e si pose sopra di lei. Lei strinse le mani sul suo viso, tenendolo fermo, tenendolo a distanza — quel bacio avrebbe dovuto meritarselo.
– “Sei pronto?”.
– “Davanti a te non lo sono mai. Tu mi fermi il cervello e mi aumenti il battito”.
– “Mattè, voglio che me lo dici ora però”.
– “Ricordi quando ti parlai del periodo peggiore della mia vita?”.
– “Sì, certo…ma adesso che c’entra?”.
– “Scrissi un diario, dedicato soltanto a quel periodo. Non l’ha mai letto nessuno, neanche io, perché scrivevo e non rileggevo niente”.
Lui si avvicinò al comodino, aprì il cassetto e prese quel diario, con copertina in pelle e carta ingiallita; quel diario risaliva al 1996, lo comprò da un vecchio che gestiva un negozio di antiquariato.
– “Qui dentro, ci sono io. Qui dentro, troverai tutto quello che ancora non sai su di me. Una volta che avrai letto, mi conoscerai meglio di me stesso. Se lo leggerai, allora potrai dire di amarmi…anzi, potremmo dire di amarci perché…perché non darei a nessun’altra questo diario se non alla persona che amo davvero”.
– “Oh mio dio…”.
– “La domanda a questo punto è non se io sono pronto, ma se lo sei tu. Sei pronta?”.
Si guardarono negli occhi, respirando l’uno il soffio dell’altro. Continuarono a guardarsi per almeno un minuto, come se volessero scrutare le vere intenzioni dell’altro. Lui era pronto a donarle quella bomba sporca? Lei era pronta a conoscerlo davvero? Esitarono, entrambi. Esitarono così a lungo che iniziarono ad avere paura che tutto quello che stava accadendo fra loro divenisse una fine piuttosto che un inizio, che divenisse un incubo piuttosto che restare un sogno. Ma la paura lasciò posto al coraggio, la paura lasciò posto al sentimento.
Lei lo prese fra le sue mani, lo portò al petto e lo strinse a sé. Lo portò al petto perché, stringendo quel diario, stringeva un po’ anche lui.
– “Ti amo”.
– “Tu mi ami, io ti sto ancora amando”.
Capita a volte che alcuni di noi, non riuscendo a controllare in modo appropriato il proprio vissuto, non riescano a non lasciarsi travolgere dalle proprie emozioni affettive, aumentando in questo modo il “sequestro affettivo”,una forma reale e presente, ma anche emozionale passata che sottoforma di memoria intesa come ricordo, conduce ad una dinamica di prigionìa verso i bisogni affettivi di un’altra persona, questo potrebbe darci una sensazione di piacere ma a lungo andare questa “prigionìa” ci fa perdere qualsiasi capacità di analisi per poter risolverli al meglio tale comportamento emotivo-sentimentale.
Scusami, ma è solo una mia visione di come non sempre riusciamo a distaccarci dal passato in modo netto e consapevole..non c’entra nulla con il tuo articolo, ma la sua lettura mi ha dato la possibilità di lasciarti il mio pensiero.
Ciao…
"Mi piace"Piace a 1 persona
No no, c’entra moltissimo! E devo dire che hai ragione (non sei il primo a dirmi una cosa del genere infatti). Grazie per aver condiviso il tuo pensiero 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Merito del tuo scritto, ciao… 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ho voluto rileggere più volte le tue parole. Le ombre dei protagonisti hanno preso forma e consistenza dinanzi ai miei occhi ed è stato come osservare la scena da vicino, emozionandomi.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Felice di esserci riuscito! Volevo soprattutto trasmettere immagini prima che parole.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Siamo esseri viventi, mutiamo col passare del tempo e, quindi, degli eventi che ci hanno (in)segnato. A che vale conoscere il passato di una persona se non a giustificare/motivare ciò che è nel momento in cui c’è ne innamoriamo? Ma, se ne siamo “presi”, serve davvero sapere ciò che è stato prima?
"Mi piace"Piace a 1 persona
A volte è bello sapere della vita dell’altro prima che arrivassi tu, che cosa ha fatto e che cosa era. Il condividere questo prima può essere una buona base per un futuro migliore 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Io ti sto ancora amando.
Una folgorazione, mi piace.
sheraprestograzie
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona