Un bacio infuocato

Erano insieme, seduti sulla spiaggia. Lei guardava lui, lui guardava lei. Eppure c’era qualcosa di magicamente diverso quella sera. Qualcosa di molto strano: erano loro due. Non c’era soltanto passione, c’era profondità di intenti.

F: “Che c’è?”
M: “Nulla, cercavo le parole per dirti quanto ti desideri, quanto ti voglia. Cerco le parole per dire che tu sei diventata la mia felicità”
F: “Stupidi’, ma smettila”.

Così disse lei, arrossendo ed abbassando lo sguardo, non per vergogna ma perché aveva paura della sua stessa importanza, dell’importanza che aveva assunto per lui. Poi, poggiando il suo capo sul petto di lui, ascoltò il cuore del suo uomo battere, forte, sempre più forte. Sapevano entrambi che quel momento sarebbe durato soltanto un attimo, non di più. Ma sarebbe stato quell’attimo che vale una vita intera, che ci si porta impresso come un marchio nella memoria. Ed era tutto loro. Solo loro. Si erano marchiati a vicenda.

M: “Vorrei baciarti”
F: “Attento, potresti bruciarti”
M: “È quello che mi succede sempre, quando sono ad un passo da te…quando sono…”
F: “Quando sei?”
M: “Quando sono davanti alla parte migliore di me”

Così lui disse e prese il suo visino fra le mani. Lei guardò la sua bocca. Mise le sue mani sul suo petto. Un momento di attesa – quel momento che dura un secolo, appena prima del bacio -, a lei piaceva tenerlo sulle spine, poi si baciarono. Quel bacio fu così intenso che fu quasi meglio che fare l’amore. Fu la loro dichiarazione d’appartenenza reciproca, rinnovata in un singolo gesto – d’altronde non è proprio questo un vero bacio? Il loro primo, sempiterno, unico e infiammato contatto oltre il mondo, dentro lo spirito.

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