Riappropriamento di me

Percepisco un riappropriamento di me. Quando voi non ci siete, io percepisco qualcuno che è sempre stato qui, ma che da troppo tempo non veniva alla luce. Questo sono io — quello brutale, solitario, egoista, impassibile, quello al contempo fragile, triste, struggentesi, che si lamenta. Quando tu non ci sei, io sono veramente completo e sento che la mia vita torna ad essere la mia vita — sfilacciata da ciò che la appesantisce, ristorata nel suo originario punto di partenza, dove l’avevo lasciata, e pronta a ricominciare così come deve, così come può, così come il vento voleva. Perché la mia vita era una nuvola di probabilità e le sue incertezze mi rendevano libero. Ma ancor di più le sue certezze mi rendevano forte — questo devo essere: forte! Forte contro chiunque, forte contro la vita! E questo deve bastarmi, perché tutto il resto non è altro che un elettrone che compare e scompare a piacimento intorno al suo protone. Ma sono stanco di essere io quel protone, ora voglio sparire anch’io. Sparire dove dico io, come dico io. Non nel modo peggiore — la morte non mi merita ancora, perché alla vita non ho ancora restituito indietro tutto il male che mi ha fatto! —, bensì nel modo più crudele: nel privarvi di tutto ciò che eravate abituati ad avere di me — non “da me”, ma “di me”! Perché tutto il mio meglio, è diventato il vostro peggio. Perché tutto il bene che ho potuto farvi — per voi — non è altro che un’onta a ciò che non solo sono stato, ma soprattutto a ciò che sarei potuto essere.

Vi nascondete dietro una maschera di bambina bontà, ma il vostro male, seppur fatto per ignoranza, è stato più cattivo del mio bene fatto per ingenuità e del mio male fatto con volontà.


∃x(φx)
2017, luglio 11

13 risposte a "Riappropriamento di me"

  1. Bel pensiero. “La morte non mi merita ancora, perché alla vita non ho ancora restituito indietro tutto il male che mi ha fatto!” Questa mi sembra una buonissima ragione per alzarsi ad affrontare con grinta ogni nuovo giorno 😀 bella!

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